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Dario Ferrari: «Così ho portato la mia cosmesi in tutto il mondo»

Ilsole24ore –di Marika Gervasio
04 aprile 2019

«Era il 1972, avevo 29 anni quando decisi di comprarmi una società italiana che faceva rossetti: dieci persone in un sottoscala di Milano con uno stabilimento di 2mila metri quadrati». Così Dario Ferrari, racconta la nascita di Intercos di Agrate Brianza, oggi leader mondiale della cosmetica conto terzi che produce rossetti, ombretti, mascara, creme e quant’altro per i grandi marchi del beauty internazionale.

Cresciuto a pane e cosmesi – sua madre produce creme nella sua azienda in Svizzera – e pubblicitario di formazione con un’esperienza a Londra, il giovane Dario decide di tornare in Italia per creare qualcosa di suo.

«Non ero un tecnico, ma un commerciale ed ero stato anche account in pubblicità – racconta Ferrari – il che mi ha permesso di portare nel nostro Paese un concetto di marketing innovativo che avevo imparato in Inghilterra e di sviluppare un nuovo modello di business. Nei primi dieci anni siamo cresciuti in Europa, poi è stata la volta di Stati Uniti, Cina, Brasile, Corea. Alla fine mi sono comprato anche il laboratorio di mia mamma e ho cominciato a produrre creme oltre al make-up».

Oggi Intercos è la più grande realtà italiana di produzione di cosmetici con i suoi 15 stabilimenti nel mondo, 780 milioni di euro di ricavi per il 2018, un ebitda del 16% e una quota export del 90%. «L’innovazione è alla base della nostra crescita – continua il presidente Ferrari -. Dei nostri 6mila addetti, 800 si occupano di ricerca e sviluppo. Nel make-up siamo quelli che investono di più al mondo con una quota del 13% sui ricavi, con punte del 15%, e sette centri di ricerca tra Europa, Asia e America».

«Ho capito fin da subito che bisognava andare dai clienti proponendo delle novità – aggiunge l’imprenditore -. La globalizzazione è un altro punto di forza. Infine, la recente acquisizione di Cosmint ci ha permesso di portare la produttività a un livello molto importante incrementando le nostre potenzialità e diversificando i segmenti».