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Industria cosmetica tesoro di redditività: viaggio tra le aziende che innovano

Industria cosmetica tesoro di redditivitá_ viaggio tra le aziende che innovano – Il Sole 24 ORE

Quando è arrivato il momento che decidessi cosa fare nella vita, ho scelto quello che mi sembrava più facile: vendere in Italia le creme che produceva mia madre nella sua azienda in Svizzera. Poi ho trovato una società italiana che faceva rossetti, ho iniziato a venderli all’estero e alla fine me la sono comprata. Era il 1972, avevo 29 anni: dieci persone in un sottoscala di Milano con uno stabilimento di 2mila metri quadrati. Non ero un tecnico, ma un commerciale ed ero stato anche account in pubblicità. Nei primi dieci anni siamo cresciuti in Europa, poi è stata la volta di Stati Uniti, Cina, Brasile, Corea. Mi sono comprato anche il laboratorio di mia mamma e ho cominciato a produrre creme oltre al make-up».

Così Dario Ferrari, racconta la nascita di Intercos di Agrate Brianza, oggi leader mondiale della cosmetica conto terzi. Una delle numerose imprese che popolano il cosiddetto “quadrilatero della cosmetica” tra Milano, Brianza, Bergamo e Crema dove nasce il 65% del make-up esportato in Europa e prodotto per i grandi marchi del beauty, da Estée Lauder a Dior a Chanel fino a Lancôme ed Helena Rubinstein, solo per citarne alcuni. Qui infatti si concentra un’eccellenza fatta da circa 500 aziende con fatturati a sei cifre in continua crescita. Secondo i dati di Cosmetica Italia, infatti, l’anno scorso i ricavi totali hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di euro con un incremento medio del 20%, una quota di export che supera l’80% e un investimento in innovazione del 7% sul fatturato.

Oggi Intercos ha 15 stabilimenti nel mondo, 780 milioni di euro di ricavi a budget per il 2018, un ebitda del 16% e una quota export del 90%. «L’innovazione è alla base della nostra crescita – continua il presidente Ferrari -. Dei nostri 6mila addetti, 800 si occupano di ricerca e sviluppo. Nel make-up siamo quelli che investono di più al mondo con una quota del 13% sui ricavi, con punte del 15%, e sette centri di ricerca tra Europa, Asia e America».